Ho deciso di scrivere questo post mentre i media internazionali stanno pubblicando fiumi di articoli riguardo all’incremento del prezzo del gas naturale. Gas naturale che come ben sappiamo è spesso al centro di tensioni non solo economiche ma anche sociali e politiche, come peraltro accade per tutti i combustibili fossili.
Quindi le notizie non sono particolarmente buone di questi tempi, ma per fortuna ho trovato un articolo che permette di pensare ad altro. Una bella notizia che viene dalla Germania, dove si parla della collaborazione tra un distributore (quelli che gestiscono i flussi di corrente elettrica sulle reti) e un produttore di pompe di calore. Ora non capite male: non sono uno di quelli che pensa che le cose buone e virtuose arrivino solo dall’estero, però stavolta è andata così e vorrei approfittarne per fare qualche riflessione e dare qualche informazione in più a chi è interessato.
Riguarda quindi le pompe di calore, che ormai hanno raggiunto un livello di efficienza equivalente se non superiore a quello di sistemi di riscaldamento tradizionali, le caldaie. In poche parole le pompe di calore sono dei frigoriferi al contrario. Esse utilizzano corrente elettrica e un fluido chiamato “termovettore” per estrarre calore dall’ambiente esterno (anche se fuori fa freddo) e restituirlo all’interno di un’ambiente abitativo, anche se è più caldo di fuori. E’ poco intuitivo, capisco, ma funziona. Qui però l’idea non è solo quella di usare le pompe di calore perché così si utilizza l’elettricità anziché il gas. L’importanza del caso tedesco descritto nell’articolo, è che qui si fa un passo in più: riscaldare le case con l’elettricità permette di stabilizzare la rete, e quindi consumare meno e meglio anche a livello di rete, non solo di singola utenza.
Sono ovviamente consapevole del fatto che la corrente può essere prodotta in Italia da impianti alimentati a gas (già scrissi qui riguardo a questa politica nazionale poco lungimirante). Tuttavia essendo più efficienti delle caldaie, le pompe di calore ne consumerebbero comunque di meno.
Cosa vuol dire in pratica?
Il concetto è disarmante nella sua semplicità. Finora siamo cresciuti accendendo il riscaldamento di giorno (o meglio nelle ore in cui stiamo in casa) e abbassandolo di notte (o nelle ore in cui non siamo in casa). Era l’era dei “cronotermostati” Che bei ricordi, mio padre che perdeva ore a programmare un dispositivo complicatissimo, imprecando a tratti. Ma ora… Cambio di paradigma: che si accenda il riscaldamento quando c’è più elettricità disponibile a basso costo o addirittura gratis! Beh un pò meglio no?
Qui entra in scena un nuovo protagonista in questa trama: la resilienza. Ma attenzione: il termine “resilienza” è diventato di moda solo ultimamente applicato a istanze sociali. Ci si è messo anche il celeberrimo “P.N.R.R.” a renderlo famoso: infatti l’ultima “R” del tanto amato acronimo significa “Resilienza”.
Ma la resilienza, prima di essere un leitmotiv socio economico degli ultimi anni, è una caratteristica intrinseca dei sistemi fisici. E in particolare è la proprietà di un corpo, o di un sistema fisico appunto, di mantenere il proprio stato nonostante cambiamenti indotti dall’ambiente circostante.
Quindi: un corpo è resiliente se è in grado di riprendere la sua forma originaria dopo un evento traumatico che ne causa un cambiamento (esempio una spugna colpita da un pugno) o un sistema fisico mantiene il suo stato anche a valle di un cambiamento nelle condizioni che influenzano il suo stato. Ed ecco l’esempio calzante di una casa, ben coibentata (col cappotto) che nonostante un cambiamento di temperatura esterno, è in grado di resistere mantenendo il proprio stato più a lungo di quanto accadeva un tempo (senza cappotto).
I tanto discussi incentivi statali per il miglioramento dell’efficienza dell’edilizia residenziale (il superbonus!) nonostante i molti difetti hanno comunque contribuito ad innalzare sensibilmente la “resilienza media” delle strutture abitative residenziali italiane.
Ed ecco che finalmente si può avere una casa confortevole anche con sistemi di riscaldamento nuovi, energeticamente intelligenti che consentono di spostare il momento del consumo, anche per il riscaldamento. Infatti un sistema intelligente o “smart” è tale perché decide di attivarsi quando l’energia costa meno, senza rinunciare al confort del tepore casalingo. Può essere talmente intelligente che oltre a riscaldare la casa, può anche scaldare l’acqua quando conviene, a condizione di essere dotati di un accumulatore di acqua sanitaria (il boiler).
Come ci racconta l’articolo segnalato poc’anzi è in fase di attuazione nel nord est della Germania, un sistema per innescare soprattutto effetti virtuosi sul sistema di distribuzione elettrica e quindi su un migliore equilibrio tra consumo e produzione, in particolare quando quest’ultima è attuata da impianti che non hanno impatti negativi ne sull’ambiente ne tantomeno sulle nostre bollette.
La cattiva notizia, speriamo migliorabile, è che oltre agli edifici italiani, anche il quadro normativo è un pò “resiliente”: nonostante i cambiamenti epocali in atto nel modo di produrre energia e nel modo di scambiarla, rimangono ancora vigenti troppe agevolazioni al consumo di gas. Senza voler pensare a misure draconiane come quelle in atto in Olanda (ebbene si: hanno vietato le caldaie a gas negli edifici di nuova costruzione…!) la linea che definisce la convenienza a dotare gli edifici di impianti di riscaldamento elettrici è ancora troppo sottile.
Citando un fondamentale rapporto del Kyoto Club e Legambiente relativo all’eliminazione graduale dei combustibili fossili nel riscaldamento (peraltro responsabili di circa il 18% delle emissioni clima-alteranti in Italia… 18%, non briciole) vengono identificati come urgenti contromisure sia l’eliminazione dell’IVA agevolata sul gas, sia i sussidi alle fonti fossili. C’è margine di miglioramento quindi, ma fortunatamente sono molti le voci che suggeriscono cosa fare in merito.
Per dirla con un pò di enfasi, Il futuro del clima è nelle mani, tra gli altri, di un ecosistema complesso ma che potrebbe essere davvero virtuoso; consumatori, distributori e venditori di energia debitamente supportati da piattaforme tecnologiche e da strategie normative che guardino oltre il gas e il petrolio, potrebbero ora scrivere una nuova pagina nella tumultuosa storia del rapporto tra uomo ed energia.
Come dimostra un altro esempio sempre proveniente dalla Germania (indiscutibilmente in prima fila nell’immaginare il futuro dell’energia) un consorzio di aziende municipalizzate e distributori di rete che serve circa 15 milioni di consumatori, (Thuga) ha commissionato a un pool di fornitori di tecnologia (tra cui figura con orgoglio l’azienda per cui lavoro – powercloud) la piattaforma tecnologica per consentire la contabilizzazione degli interscambi di energia tra operatori di rete, fornitori e consumatori. Tale piattaforma sarà l’abilitatore tecnologico fondamentale per questi ecosistemi.
Due aspetti fondamentali, indissolubilmente legati fra loro concorreranno al successo di questo nuovo paradigma:
- il primo è la possibilità per le aziende fornitrici di offrire servizi ad alto valore aggiunto ai clienti che decideranno di dotarsi di sistemi di riscaldamento efficienti e intelligenti: oltre a fornire l’hardware (la pompa di calore – in Italia vi sono molti produttori con molti posti di lavoro collegati) possono essere forniti a catalogo servizi per il bilanciamento del consumo che si ripagheranno velocemente in risparmio per i consumatori e in minori costi di materia prima per gli operatori di rete.
- Il secondo è l’adozione di piattaforme tecnologiche abilitanti, che in tempo reale possano processare dati di gestione e consumo per una corretta contabilizzazione, e nel contempo fornire una base di informazioni fruibile da sistemi di analisi per consentire di effettuare un efficace previsione dei fabbisogni e quindi di distribuzione dei consumi.
L’arricchimento del portafoglio di offerte delle utilities così come la possibilità di concepire e proporre velocemente nuove tariffe che possano adeguarsi agli scenari energetici ormai in permanente evoluzione, diventa una condizione fondamentale per la crescita e l’innovazione.
Nel lontano 1883 a Milano è stata costruita la prima centrale elettrica italiana per elettrificare l’illuminazione del teatro La Scala. Non se ne poteva più di assistere alla “prima” sopportando l’odore nauseabondo della combustione delle ben 84 lampade ad olio che illuminavano la scena del teatro più famoso del mondo. Credo che lo stupore di entrare a teatro e vedere delle lampadine elettriche accendersi e sentire finalmente il profumo del legno dei palchi abbia avuto un effetto quasi magico su chi ha avuto la fortuna di viverlo.
Oggi possiamo avere la fortuna di assistere a qualcosa che forse non sarà così evidente, ma non dissimile. Lo spegnimento delle fiammelle alimentate dal gas proveniente da posti rischiosi e lontani, e poter godere di un caldo pavimento riscaldato da sistemi alimentati da impianti di produzione che guardano il sole, abbracciano il vento e correnti d’acqua. Ma l’elemento più importante saranno come sempre le persone che renderanno possibile questo ecosistema, fatto di tecnologia, intelligenza umana, forze della natura e un pò meno paura.