…oggi saprebbe che il suo cognome è diventato sinonimo di innovazione nel mondo dell’energia.
E non stiamo parlando di lussuose automobili elettriche superveloci, che anche se sono belle e attraenti e hanno il tablet e l’autoguida, non sono quello di cui voglio parlare qui.
L’ormai celeberrima azienda californiana, che ha dedicato il suo nome al geniale e a tratti misterioso inventore serbo-croato del diciannovesimo secolo, capace di anticipare le tendenze più innovative nel settore tecnologico, è sempre più presente nel campo della decentralizzazione della produzione dell’energia.
La notizia che oggi fa parlare gli osservatori più attenti è una inserzione lavorativa.
Tesla in California cerca “esperti di Energy trading”, per costruire un gruppo di esperti “negoziatori” dell’energia che sarà prodotta da impianti di produzione “virtuali” che Tesla sta “costruendo”.
Le virgolette sono d’obbligo poiché questi impianti virtuali non sono altro che aggregazioni di centinaia o forse migliaia di accumulatori domestici già esistenti, (i popolari Powerwall – di marca Tesla ovviamente) in grado di immagazzinare energia nelle ore di maggior produzione e minor consumo (esempio di giorno quando c’è il sole, se il powerwall è collegato ad un impianto fotovoltaico sul tetto di casa), per poi renderla disponibile alla rete nei momenti di maggior domanda (per gli esperti del settore: il famoso modello “demand-response”).
Che lavoro farà quindi il neoassunto “energy trader” nei quartieri generali di Elon Musk?
Semplicemente contratterà con le reti di distribuzione elettrica locali (le “grid”) il prezzo dell’energia che la sua centrale elettrica virtuale, (costituita dall’insieme dei tanti powerwall domestici), rilascerà alla rete nei momenti di elevata domanda. Per esempio, quando partono tanti condizionatori perché fa tanto caldo, o quando nelle ore serali la sera d’inverno si accendono tanti elettrodomestici o tante luci.
Detta così sembrerebbe una cosa banale. Immaginiamo di avere un accumulatore in casa, fa caldo, … ma io sono in vacanza al mare. In questo caso potrei vendere l’energia che i miei pannelli solari hanno prodotto durante il giorno a chi ha bisogno di accendere condizionatori o semplicemente caricare l’auto o lo scooter elettrico la sera? Magari fosse così semplice!
Questo è però quello che in un prossimo futuro potrebbe succedere in California e in altri stati in cui il processo di “deregulation” nel mercato dell’energia ha fatto più progressi, i quali, spingono gli attori del mercato verso politiche di innovazione più aggressive.
In Italia accade invece che politiche poco lungimiranti facciano si che il “capacity market” (ossia la possibilità di rilasciare energia alla rete nei momenti di maggior bisogno, compensando con le scorte disponibili le oscillazioni della produzione da fonti rinnovabili), sia possibile solo per chi genera energia da combustibili fossili, in particolare dal gas naturale (elemento che ultimamente sta diventando più caro di un vino pregiato!).
La grande anomalia, rispetto a buone politiche di transizione ecologica, è che le centrali a combustibili fossili vengono così lautamente finanziate con i costi “strutturali” inseriti nella bolletta di ciascuno di Noi, per compensare le fluttuazioni nella produzione da fonti rinnovabili, per sua natura asincrona rispetto al consumo. Tutto ciò nonostante il nostro Paese sia ricco di fonti di energia asincrone ma oggi molto convenienti… sole, vento e acqua che scende giù dai monti!
Anche Ursula Von der Leyen ha dichiarato pochissimi giorni fa che la strada è ridurre sempre più gli ostacoli verso l’adozione delle energie rinnovabili.
Restando in Italia, grazie all’eccellente lavoro fatto da think tanks quale ad esempio “eccoclimate.org” si sta cercando di contrastare questa distorsione che oggi incombe sul capacity market. Citando uno studio recente promosso da eccoclimate: “Occorre urgentemente completare l’introduzione di prodotti nel mercato dei servizi di dispacciamento elettrico (riserve) adatti al modello demand response in modo da favorire la generazione distribuita (anche rinnovabile), e garantire una prospettiva credibile di partecipazione di queste forme di flessibilità all’andamento dei mercati”.
Le recenti “inevitabili” fluttuazioni del mercato del gas e i suoi impatti sui costi per utente di questo “sistema energetico” a bassissima flessibilità hanno fatto emergere in modo evidente la necessità ormai inderogabile di un’evoluzione dei modelli gestionali ed operativi verso disponibilità più diversificate e soprattutto meno legate alle fluttuazioni dei mercati dominanti.
Ci auguriamo che iniziative come quelle di Tesla possano presto diventare realtà anche sul mercato elettrico italiano, in modo da vedere nascere i primi fornitori di energia da centrali virtuali, basate sull’accumulo di energia pulita, energia che altrimenti verrebbe sprecata.
powercloud, grazie alla sua piattaforma in cloud di meter to cash nata per le utilities, sarà in prima linea per agevolare queste iniziative, permettendo ai retailer che decideranno di essere protagonisti di questo cambiamento di creare e commercializzare in poco tempo offerte oltre che innovative anche veramente ecologiche…anche quando il vento non soffia e il sole sta dormendo.